Il
Parco di Pinocchio non poteva che nascere a Collodi,
dove l’antico villaggio è rimasto come un secolo fa, una cascata di
case che termina a ridosso della Villa Garzoni e del suo scenografico
Giardino; dove nacque la madre di Carlo Lorenzini e lo scrittore
trascorse la fanciullezza presso i nonni Orzali. Quando si parla del
Parco
di Pinocchio a Collodi,
dimenticatevi i vari Gardaland e Mirabilandia, qui siamo nel mondo
dell’arte e delle fiabe. Piuttosto potrebbe essere paragonato a
Parco
dei Mostri di Bomarzo,
visto che è stato inaugurato grazie a una creazione collettiva di artisti:
perfettamente integrato tra i capitoli del libro di Pinocchio e
l’ambiente circostante, scoprendo a poco a poco
edifici, sculture e mosaici, addentrandovi
tra sentieri tortuosi che, di colpo, rivelano un’attrazione.
Purtroppo il parco non è solo questo e lo testimoniano i molti
commenti su TripAdvisor e i molteplici articoli comparsi sulla
stampa. Come quello comparso sul quotidiano Il Tirreno il 12 luglio2013, di cui riportiamo un piccolo estratto:
“COLLODI.
Nel parco di Pinocchio
i
bambini sono attratti dalla casa della Fata
Turchina dalla
Grotta dei pirati o dal gioco dell'oca a dimensione naturale, oltre
che dalle tante riproduzioni del famoso burattino parlante. I loro
genitori, invece, notano i tanti problemi del parco: dal degrado di
tante attrazioni, ai prezzi troppo alti, all'orario di chiusura poco
flessibile. E scrivono sui portali di viaggio, come Tripadivisor
che
«è meglio non andare a Collodi,
perché il parco di Pinocchio è tenuto male ed è caro per quello
che offre».
I
numeri sono impietosi: 40mila presenze l’anno perse dal crollo
delle Torri gemelle a oggi, anche se i visitatori restano sempre
110mila l’anno «e ai primi di luglio - osserva la Fondazione
Collodi
che
gestisce la struttura - il calo rispetto al 2012 è appena del
2,48%». Un dato aiutato dal mito di Pinocchio che resta il libro
risulta fra i tre più letti al mondo, dopo la Bibbia e il Corano,
favorendo ancora incassi da 800mila euro allo stesso parco.
Altrimenti non si spiegherebbe la corsa della Disney a registrare il
nome “Pinocchio” e del tentativo di opposizione messo in piedi,
in tutta fretta, dalla Fondazione Collodi. Infatti, è proprio il
marchio Pinocchio che ancora garantisce visitatori e incassi: 800mila
euro l’anno. Ma il livello di soddisfazione dei turisti è un’altra
faccenda, malgrado il parco sia una sorta di museo a cielo aperto:
«Nove turisti su 10 che escono sono scontenti. Intanto per i prezzi
alti (12 euro adulti, 9 i bambini, ndr) - dicono dalla rivendita di
dolciumi della famiglia di Rebecca Ferrali nel parcheggio a fianco al
parco - oltre a pagare il biglietto, le famiglie devono pagare anche
le giostre dentro il parco. Inoltre, scarseggia l’animazione: c’è
un solo spettacolo al giorno e di solito al mattino».
Che
dire quindi del Parco di Pinocchio? La natura e l'idea con cui è
stato creato, cozza irrimediabilmente con le aspettative di molti
turisti che credono di trovare altri tipi di attrazioni dimenticando
e trascurando il valore artistico e architettonico della struttura.
Occorre andare incontro alle aspettative dei visitatori creando un
nuovo parco che riesca a dare impulso anche all'attuale parco
monumentale.