![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW1SnUI15MZp5X0i48hYaWjqUYRRFRimj63kuI2fNlOEyUc7hlxyfwPt6nN0udUUsMrD6yWjMHl8Slp4SqFxrL8K60eHH50pW1D1cj2KazNoVSo-PlDFH929DGzKgTFEh4E2Y7nHqjKafC/s1600/pinocchi.jpg)
Se Carlo Collodi si
affacciasse sul mondo che ha ormai lasciato, per osservare come se la
passa il piccolo Pinocchio, di certo non potrebbe non notare le
centinaia di forme con le quali il burattino di legno è stato
divulgato. Lo troverebbe raffigurato nei modi più disparati e
raramente così come se lo era immaginato in quel lontano 1881, epoca
della prima edizione de “ Le Avventure di Pinocchio”, con un
cappello a punta fatto di molliche di pane, una casacca di carta
colorata a fiori, un paio di pantaloni all'altezza della ginocchia e
due scarpette di scorza d'albero. Perfino la stessa Fondazione ha
rivisitato la figura di Pinocchio, sostituendo la casacca fiorita con
una sgargiante giacchetta rossa a bottoni gialli e mettendo in testa
al povero Pinocchio non un cappellino bianco ma bensì uno dal colore
rosso scarlatto. Questi sono i colori “ufficiali” con i quali la
Fondazione Carlo Collodi commercia il suo Pinocchio. Oltre alle
versioni “ufficiali” ed a quelle originali, è possibile trovare
un pinocchio per tutti i gusti: dal Pinocchio Disney con cappellino
giallo con tanto di piuma e fiocco al collo, al Pinocchio della
Dreamworks con cappello di paglia, camicia bianca e bretelle,
passando al cartoneanimato tedesco-giapponese degli anni '70 in cui
Pinocchio era rappresentato con un berrettino rosso, un fiocco bianco
su una giacchetta verde. Insomma chi più ne ha più ne metta e sono
sicuro che l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo. Come dicevo
nei post precedenti, la larga diffusione del burattino Pinocchio non
è certo un male, anzi, ma provate a pensare se esistessero decine di
versioni differenti di Topolino. Pensate davvero che la Disney resti
immobile con le mani in mano?
Nessun commento:
Posta un commento