venerdì 10 ottobre 2014

Pinocchio o Pinocchi?

Se Carlo Collodi si affacciasse sul mondo che ha ormai lasciato, per osservare come se la passa il piccolo Pinocchio, di certo non potrebbe non notare le centinaia di forme con le quali il burattino di legno è stato divulgato. Lo troverebbe raffigurato nei modi più disparati e raramente così come se lo era immaginato in quel lontano 1881, epoca della prima edizione de “ Le Avventure di Pinocchio”, con un cappello a punta fatto di molliche di pane, una casacca di carta colorata a fiori, un paio di pantaloni all'altezza della ginocchia e due scarpette di scorza d'albero. Perfino la stessa Fondazione ha rivisitato la figura di Pinocchio, sostituendo la casacca fiorita con una sgargiante giacchetta rossa a bottoni gialli e mettendo in testa al povero Pinocchio non un cappellino bianco ma bensì uno dal colore rosso scarlatto. Questi sono i colori “ufficiali” con i quali la Fondazione Carlo Collodi commercia il suo Pinocchio. Oltre alle versioni “ufficiali” ed a quelle originali, è possibile trovare un pinocchio per tutti i gusti: dal Pinocchio Disney con cappellino giallo con tanto di piuma e fiocco al collo, al Pinocchio della Dreamworks con cappello di paglia, camicia bianca e bretelle, passando al cartoneanimato tedesco-giapponese degli anni '70 in cui Pinocchio era rappresentato con un berrettino rosso, un fiocco bianco su una giacchetta verde. Insomma chi più ne ha più ne metta e sono sicuro che l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo. Come dicevo nei post precedenti, la larga diffusione del burattino Pinocchio non è certo un male, anzi, ma provate a pensare se esistessero decine di versioni differenti di Topolino. Pensate davvero che la Disney resti immobile con le mani in mano?

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