Se la Fondazione
lasciasse il Parco di Pinocchio? Questa non è una semplice domanda
ne una domanda semplice. Mi spiego meglio. Se avete seguito i miei
post, saprete che la Fondazione oltre a diffondere il libro di
Pinocchio nel mondo e i suoi valori, gestisce anche il Parco di
Pinocchio. Gestire il Parco di Pinocchio è facile. Gestire bene il
Parco di Pinocchio è molto più difficile. Se ci chiediamo come la
Fondazione ha gestito il Parco fino ad oggi, la risposta che mi sento
di dare è una, ovvero: dipende. Da cosa dipende? Semplice, da come
intendiamo il Parco di Pinocchio. Se la nostra idea di parco è
quella di avere un'area monumentale che racconti i vari passi della
Fiaba di Collodi allora la valutazione è sufficiente (oltre non mi
sento di andare). Al contrario se intendiamo avere un Parco di
Pinocchio moderno e che sia un volano promozionale per il territorio,
il turismo, l'occupazione e l'economia, bhe qui il giudizio non può
essere che gravemente insufficiente. Per questo motivo mi sono
domandato più volte cosa accadrebbe se la Fondazione lasciasse la
gestione del Parco di Pinocchio, magari a degli imprenditori
illuminati? Ormai lo abbiamo capito tutti che la Fondazione non vuole
o non puole fare del Parco niente di più di quello che sta già
facendo. Dunque perchè attendere ancora? Dato che Pinocchio e il suo
parco sono un bene della comunità e se la comunità vuole un nuovo
parco, più moderno e più al passo con i tempi, occorre non perdere
tempo. Ringraziamo la Fondazione per quanto fatto e giriamo pagina,
cercando un imprenditore o una cordata di imprenditori pronti ad
investire in un parco ambizioso dal nome scontato e collaudato, in
grado di rilanciare prepotentemente il nostro territorio.
Un nuovo Parco per Pinocchio
sabato 25 ottobre 2014
lunedì 20 ottobre 2014
Il Babbo di Carlo "Collodi" Lorenzini
Domenico Lorenzini,nacque
nel 1795 a Cortona da una famiglia contadina molto povera. Aveva
la passione di cucinare e presto divenne assai valente nel suo
mestiere. Partito da Cortona alla volta di Firenze come cuoco, fu
assunto al servizio dal marchese Lorenzo Ginori Lisci che lo ebbe
certo in gran stima visto che sentí il bisogno di portarselo dietro
durante una visita estiva che fece ai marchesi Garzoni di Collodi. Fu
in quella splendida villa che, probabilmente tra il 1824 e il 1825,
Domenico conobbe Angiolina Orzali, figlia del fattore dei Garzoni. I
due si piacquero e col consenso dei rispettivi padroni si sposarono.
Il padre Domenico Lorenzini, di più umili origini, debole di
carattere e fragile di salute, lavora come cuoco per gli stessi
marchesi Ginori. I Ginori assegnarono al loro cuoco un quartierino in
via Taddea, dove avevano scuderie e rimesse. Fu in questa casa che il
24 novembre 1926 nacque Carlo. La serie dei figli fu lunga: dieci in
diciassette anni, ma solo tre vissero a lungo: Carlo, il fratello
Paolo, che divenne poi responsabile delle Manifatture Ginori, e
Ippolito l'ultimogenito. Nel 1848, quando Carlo e il fratello Paolo
tornano dalla campagna di Montanara contro gli austriaci, il padre
Domenico sofferente abbandona Firenze per morire proprio a Cortona,
in casa di Lorenzo. I fratelli del padre: Lorenzo (visse agiatamente
in Cortona), svolse attività di commerciante con discreto profitto,
che gli permetterà anche di finanziare il nipote Carlo Collodi
nell’acquisto di alcuni periodici. Filippo che trasferitosi a
Poggibonsi si dedicò a coltivare terreni di sua proprietà e di lui
non si sa altro.
giovedì 16 ottobre 2014
La Mamma di Carlo "Collodi" Lorenzini
1826 - 24 novembre alle 20:30 nasce
Carlo (Giovanni, Filippo, Lorenzo) primogenito di dieci figli a
Firenze in via Taddea, 21 dal padre Domenico, originario di Cortona,
e dalla madre Angiola Orzali, originaria
di Collodi, entrambi a servizio dai Marchesi Ginori Lisci.
La
famiglia
Ginori,
originaria di Calenzano, si trasferì a Firenze
già
alla fine del Duecento scegliendo il quartiere di San Lorenzo. Nel 1786 Francesca
Lisci sposò
il Marchese Lorenzo Ginori ed, essendo l'ultima discendente della sua
famiglia, lasciò al figlio Carlo
Leopoldo tutti
i suoi beni, tra cui la tenuta
di Querceto.
Quest'ultimo, per rispettare la volontà della madre, aggiunse il
cognome dei Lisci a quello dei Ginori. Come già nei secoli precedenti anche nell'Ottocento i
Ginori furono molto presenti nella vita
politica;
infatti, sia durante il periodo del Granducato di Toscana sotto gli
Asburgo Lorena che durante il Regno d'Italia, vari membri della
famiglia furono nominati senatori
e
deputati.
La
madre di Carlo, Angiola Orzali era una delle figlie del fattore del
marchese Giuseppe Garzoni Venturi a Collodi e la sua famiglia godeva di buone
condizioni economiche, tanto da permettere alle figlie di diventare
maestre elementari La giovane Angiola fu adibita alla direzione della
casa e, ben presto scelta da Marianna Garzoni come sarta e cameriera,
continuò a lavorare per lei anche quando quest’ultima sposò il
marchese Ginori e si trasferì a Firenze nel palazzo omonimo.
Il marchese Giuseppe Venturi, nato
il 24 luglio 1824 da nobile ed antichissima stirpe, cessò di vivere
nella stessa città di Firenze, dove aveva sortito i natali.
Giovanissimo ancora, il marchese Garzoni si occupò con grande amore
della cosa pubblica, e prese parte attiva ai moti del 1859, che
prepararono l'annessione della Toscana al Regno d'Italia. Deputato
prima alla Costituente toscana, il Garzoni entrò più tardi, cioè
nel gennaio 1866, a far parte della Camera dei deputati e rieletto
dagli stessi elettori di Borgo a Mozzano in due legislature
successive, compiè lodevolmente l'ufficio di deputato, fino a che
nel dì 15 novembre 1871 venne elevato alla dignità di senatore.
Modesto e semplice nel costume, egli si compiaceva dell'amicizia e
dell'intimità coi migliori ingegni del suo tempo, che lo avevano
carissimo, e sebbene fosse uomo di larga cultura e potesse a buon
diritto aspirare all'onore di prender parte alla vita politica
militante, preferì portare le sue cure intelligenti
nell'amministrazione degli istituti locali, ed in quella
particolarmente del Comune di Firenze, in qualità di assessore delle
finanze durante il consolato di Ubaldino Peruzzi, poi di assessore
delegato, per oltre dieci anni, con funzione di sindaco.
La
madre di Carlo, secondo i biografi del Collodi, sarebbe stata
particolarmente intelligente, abile in ogni lavoro, bellissima anche
da vecchia, spigliata e cortese. Il rapporto con lei, con cui, salvo
alcune interruzioni, Carlo continuò ad abitare tutta la vita, ha
avuto un influsso decisivo sulle sue vicende esistenziali: dalla
scelta dello pseudonimo “Collodi” in omaggio al paese natale
della madre, ai nonni materni e all'immenso amore dovuto ai ricordi
d'infanzia, sino alla decisione di non sposarsi e di non avere una
famiglia propria. Il trasferimento da Collodi a Firenze di Angiolina
Orzali avviene sì in seguito al matrimonio con Domenico Lorenzini,
ma anche a causa del forte legame che la unisce alla marchesa
Marianna Garzoni, la quale sarà anche madrina del suo primogenito
Carlo.
Le Avventure di Pinocchio 1942
![](http://3.bp.blogspot.com/-RfbF771AoCA/VD-zRHHROyI/AAAAAAAAEmc/tPV1JCWR-DA/s1600/20141016_135413.jpg)
lunedì 13 ottobre 2014
Giurlani, Nocentini e il Parco Europeo di Pinocchio
La dove non arriva la
Fonadazione Collodi, arriva l'energico e scoppiettante Sindaco di
Pescia, Oreste Giurlani. Infatti, stando a quanto detto dallo stesso
Giurlani nel corso della manifestazione intitolata “Scopri
la Toscana-Arte, natura e misteri”, ospitata presso il Parco di
Pinocchio, il Giardino di Villa Garzoni e l’Osteria del Gambero
Rosso , a cui ha preso parte anche l'assessore regionale alla cultura
Sara Nocentini. Nel corso di un incontro tra i due, sindaco e
assessori hanno posto l’accento sulla necessità e sulla volontà
di investire sulla cultura, ricordando anche il lavoro che sta
svolgendo per rafforzare l’immagine di Pescia legata a Pinocchio.
In questo senso, appoggiato da Nocentini, il sindaco ha rilanciato il
progetto di realizzare un Parco Europeo di Pinocchio. La speranza è
che non sia la solita “bugia” ma una seria e concreta volontà!
venerdì 10 ottobre 2014
Pinocchio o Pinocchi?
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW1SnUI15MZp5X0i48hYaWjqUYRRFRimj63kuI2fNlOEyUc7hlxyfwPt6nN0udUUsMrD6yWjMHl8Slp4SqFxrL8K60eHH50pW1D1cj2KazNoVSo-PlDFH929DGzKgTFEh4E2Y7nHqjKafC/s1600/pinocchi.jpg)
mercoledì 8 ottobre 2014
Etichetta olografica per Pinocchio
La Fondazione Carlo
Collodi corre ai ripari, e in maniera abbastanza goffa, cerca di
arginare il diffondersi di migliaia di Pinocchietti privi di marchio
e garanzia. Finalmente un sussulto ma niente di più. L'operazione
denominata “Progetto Placting” sarebbe rivolta a tutte le aziende
che producono il burattino di Pinocchio “senza il permesso della
Fondazione”. In sostanza se produci e vendi un pinochietto la
Fondazione ti chiede di aderire ai suoi parametri per poter apporre
il marchio ufficiale e di garanzia sul burattino: il tutto tradotto in una etichetta olografica con codice alfanumerico per la tracciabilità del prodotto originale. Un'ottima idea
dall'esito incerto dato che come si può vedere dal sito della
Fondazione, ad oggi, non c'è ancora un Pinocchio in vendita... segno
forse che il “Progetto Placting” non è stato accolto dalle
aziende produttrici dei burattini o semplicemente il sito web della
Fondazione patisce lo stesso male del Parco di Pinocchio: ovvero
l'incuria?
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