sabato 25 ottobre 2014

Se la Fondazione lasciasse il Parco

Se la Fondazione lasciasse il Parco di Pinocchio? Questa non è una semplice domanda ne una domanda semplice. Mi spiego meglio. Se avete seguito i miei post, saprete che la Fondazione oltre a diffondere il libro di Pinocchio nel mondo e i suoi valori, gestisce anche il Parco di Pinocchio. Gestire il Parco di Pinocchio è facile. Gestire bene il Parco di Pinocchio è molto più difficile. Se ci chiediamo come la Fondazione ha gestito il Parco fino ad oggi, la risposta che mi sento di dare è una, ovvero: dipende. Da cosa dipende? Semplice, da come intendiamo il Parco di Pinocchio. Se la nostra idea di parco è quella di avere un'area monumentale che racconti i vari passi della Fiaba di Collodi allora la valutazione è sufficiente (oltre non mi sento di andare). Al contrario se intendiamo avere un Parco di Pinocchio moderno e che sia un volano promozionale per il territorio, il turismo, l'occupazione e l'economia, bhe qui il giudizio non può essere che gravemente insufficiente. Per questo motivo mi sono domandato più volte cosa accadrebbe se la Fondazione lasciasse la gestione del Parco di Pinocchio, magari a degli imprenditori illuminati? Ormai lo abbiamo capito tutti che la Fondazione non vuole o non puole fare del Parco niente di più di quello che sta già facendo. Dunque perchè attendere ancora? Dato che Pinocchio e il suo parco sono un bene della comunità e se la comunità vuole un nuovo parco, più moderno e più al passo con i tempi, occorre non perdere tempo. Ringraziamo la Fondazione per quanto fatto e giriamo pagina, cercando un imprenditore o una cordata di imprenditori pronti ad investire in un parco ambizioso dal nome scontato e collaudato, in grado di rilanciare prepotentemente il nostro territorio.

lunedì 20 ottobre 2014

Il Babbo di Carlo "Collodi" Lorenzini

Domenico Lorenzini,nacque nel 1795 a Cortona da una famiglia contadina molto povera. Aveva la passione di cucinare e presto divenne assai valente nel suo mestiere. Partito da Cortona alla volta di Firenze come cuoco, fu assunto al servizio dal marchese Lorenzo Ginori Lisci che lo ebbe certo in gran stima visto che sentí il bisogno di portarselo dietro durante una visita estiva che fece ai marchesi Garzoni di Collodi. Fu in quella splendida villa che, probabilmente tra il 1824 e il 1825, Domenico conobbe Angiolina Orzali, figlia del fattore dei Garzoni. I due si piacquero e col consenso dei rispettivi padroni si sposarono. Il padre Domenico Lorenzini, di più umili origini, debole di carattere e fragile di salute, lavora come cuoco per gli stessi marchesi Ginori. I Ginori assegnarono al loro cuoco un quartierino in via Taddea, dove avevano scuderie e rimesse. Fu in questa casa che il 24 novembre 1926 nacque Carlo. La serie dei figli fu lunga: dieci in diciassette anni, ma solo tre vissero a lungo: Carlo, il fratello Paolo, che divenne poi responsabile delle Manifatture Ginori, e Ippolito l'ultimogenito. Nel 1848, quando Carlo e il fratello Paolo tornano dalla campagna di Montanara contro gli austriaci, il padre Domenico sofferente abbandona Firenze per morire proprio a Cortona, in casa di Lorenzo. I fratelli del padre: Lorenzo (visse agiatamente in Cortona), svolse attività di commerciante con discreto profitto, che gli permetterà anche di finanziare il nipote Carlo Collodi nell’acquisto di alcuni periodici. Filippo che trasferitosi a Poggibonsi si dedicò a coltivare terreni di sua proprietà e di lui non si sa altro.

giovedì 16 ottobre 2014

La Mamma di Carlo "Collodi" Lorenzini

1826 - 24 novembre alle 20:30 nasce Carlo (Giovanni, Filippo, Lorenzo) primogenito di dieci figli a Firenze in via Taddea, 21 dal padre Domenico, originario di Cortona, e dalla madre Angiola Orzali, originaria di Collodi, entrambi a servizio dai Marchesi Ginori Lisci.
La famiglia Ginori, originaria di Calenzano, si trasferì a Firenze già alla fine del Duecento scegliendo il quartiere di San Lorenzo. Nel 1786 Francesca Lisci sposò il Marchese Lorenzo Ginori ed, essendo l'ultima discendente della sua famiglia, lasciò al figlio Carlo Leopoldo tutti i suoi beni, tra cui la tenuta di Querceto. Quest'ultimo, per rispettare la volontà della madre, aggiunse il cognome dei Lisci a quello dei Ginori. Come già nei secoli precedenti anche nell'Ottocento i Ginori furono molto presenti nella vita politica; infatti, sia durante il periodo del Granducato di Toscana sotto gli Asburgo Lorena che durante il Regno d'Italia, vari membri della famiglia furono nominati senatori e deputati.
La madre di Carlo, Angiola Orzali era una delle figlie del fattore del marchese Giuseppe Garzoni Venturi a Collodi e la sua famiglia godeva di buone condizioni economiche, tanto da permettere alle figlie di diventare maestre elementari La giovane Angiola fu adibita alla direzione della casa e, ben presto scelta da Marianna Garzoni come sarta e cameriera, continuò a lavorare per lei anche quando quest’ultima sposò il marchese Ginori e si trasferì a Firenze nel palazzo omonimo. 
Il marchese Giuseppe Venturi, nato il 24 luglio 1824 da nobile ed antichissima stirpe, cessò di vivere nella stessa città di Firenze, dove aveva sortito i natali. Giovanissimo ancora, il marchese Garzoni si occupò con grande amore della cosa pubblica, e prese parte attiva ai moti del 1859, che prepararono l'annessione della Toscana al Regno d'Italia. Deputato prima alla Costituente toscana, il Garzoni entrò più tardi, cioè nel gennaio 1866, a far parte della Camera dei deputati e rieletto dagli stessi elettori di Borgo a Mozzano in due legislature successive, compiè lodevolmente l'ufficio di deputato, fino a che nel dì 15 novembre 1871 venne elevato alla dignità di senatore. Modesto e semplice nel costume, egli si compiaceva dell'amicizia e dell'intimità coi migliori ingegni del suo tempo, che lo avevano carissimo, e sebbene fosse uomo di larga cultura e potesse a buon diritto aspirare all'onore di prender parte alla vita politica militante, preferì portare le sue cure intelligenti nell'amministrazione degli istituti locali, ed in quella particolarmente del Comune di Firenze, in qualità di assessore delle finanze durante il consolato di Ubaldino Peruzzi, poi di assessore delegato, per oltre dieci anni, con funzione di sindaco.
La madre di Carlo, secondo i biografi del Collodi, sarebbe stata particolarmente intelligente, abile in ogni lavoro, bellissima anche da vecchia, spigliata e cortese. Il rapporto con lei, con cui, salvo alcune interruzioni, Carlo continuò ad abitare tutta la vita, ha avuto un influsso decisivo sulle sue vicende esistenziali: dalla scelta dello pseudonimo “Collodi” in omaggio al paese natale della madre, ai nonni materni e all'immenso amore dovuto ai ricordi d'infanzia, sino alla decisione di non sposarsi e di non avere una famiglia propria. Il trasferimento da Collodi a Firenze di Angiolina Orzali avviene sì in seguito al matrimonio con Domenico Lorenzini, ma anche a causa del forte legame che la unisce alla marchesa Marianna Garzoni, la quale sarà anche madrina del suo primogenito Carlo.

Le Avventure di Pinocchio 1942

Qualche giorno fa ho pubblicato un post in cui parlavo delle vecchie edizioni del “LeAvventure di Pinocchio” e dello straordinario valore artistico che gli era attribuito. Ovviamente i prezzi di alcuni volumi sono irraggiungibili ma ciò non toglie che sia possibile trovare una vera e propria occasione ad un prezzo ragionevole. Così nei giorni scorsi ho iniziato le mie ricerche, per scovare, sepolto da chissà quanta polvere, una edizione di valore della favola di Pinocchio e nemmeno a farlo a posta mi sono ritrovato tra le mani una prima edizione datata 1942, con i disegni di una firma di tutto rispetto come Attilio, edito da Istituto Missionario Pia Società San Paolo. Un vero e proprio tesoro mantenutosi in ottimo stato e da esibire con grande orgoglio o da rivendere solo alla giusta offerta!

lunedì 13 ottobre 2014

Giurlani, Nocentini e il Parco Europeo di Pinocchio

La dove non arriva la Fonadazione Collodi, arriva l'energico e scoppiettante Sindaco di Pescia, Oreste Giurlani. Infatti, stando a quanto detto dallo stesso Giurlani nel corso della manifestazione intitolata “Scopri la Toscana-Arte, natura e misteri”, ospitata presso il Parco di Pinocchio, il Giardino di Villa Garzoni e l’Osteria del Gambero Rosso , a cui ha preso parte anche l'assessore regionale alla cultura Sara Nocentini. Nel corso di un incontro tra i due, sindaco e assessori hanno posto l’accento sulla necessità e sulla volontà di investire sulla cultura, ricordando anche il lavoro che sta svolgendo per rafforzare l’immagine di Pescia legata a Pinocchio. In questo senso, appoggiato da Nocentini, il sindaco ha rilanciato il progetto di realizzare un Parco Europeo di Pinocchio. La speranza è che non sia la solita “bugia” ma una seria e concreta volontà!

venerdì 10 ottobre 2014

Pinocchio o Pinocchi?

Se Carlo Collodi si affacciasse sul mondo che ha ormai lasciato, per osservare come se la passa il piccolo Pinocchio, di certo non potrebbe non notare le centinaia di forme con le quali il burattino di legno è stato divulgato. Lo troverebbe raffigurato nei modi più disparati e raramente così come se lo era immaginato in quel lontano 1881, epoca della prima edizione de “ Le Avventure di Pinocchio”, con un cappello a punta fatto di molliche di pane, una casacca di carta colorata a fiori, un paio di pantaloni all'altezza della ginocchia e due scarpette di scorza d'albero. Perfino la stessa Fondazione ha rivisitato la figura di Pinocchio, sostituendo la casacca fiorita con una sgargiante giacchetta rossa a bottoni gialli e mettendo in testa al povero Pinocchio non un cappellino bianco ma bensì uno dal colore rosso scarlatto. Questi sono i colori “ufficiali” con i quali la Fondazione Carlo Collodi commercia il suo Pinocchio. Oltre alle versioni “ufficiali” ed a quelle originali, è possibile trovare un pinocchio per tutti i gusti: dal Pinocchio Disney con cappellino giallo con tanto di piuma e fiocco al collo, al Pinocchio della Dreamworks con cappello di paglia, camicia bianca e bretelle, passando al cartoneanimato tedesco-giapponese degli anni '70 in cui Pinocchio era rappresentato con un berrettino rosso, un fiocco bianco su una giacchetta verde. Insomma chi più ne ha più ne metta e sono sicuro che l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo. Come dicevo nei post precedenti, la larga diffusione del burattino Pinocchio non è certo un male, anzi, ma provate a pensare se esistessero decine di versioni differenti di Topolino. Pensate davvero che la Disney resti immobile con le mani in mano?

mercoledì 8 ottobre 2014

Etichetta olografica per Pinocchio

La Fondazione Carlo Collodi corre ai ripari, e in maniera abbastanza goffa, cerca di arginare il diffondersi di migliaia di Pinocchietti privi di marchio e garanzia. Finalmente un sussulto ma niente di più. L'operazione denominata “Progetto Placting” sarebbe rivolta a tutte le aziende che producono il burattino di Pinocchio “senza il permesso della Fondazione”. In sostanza se produci e vendi un pinochietto la Fondazione ti chiede di aderire ai suoi parametri per poter apporre il marchio ufficiale e di garanzia sul burattino: il tutto tradotto in una etichetta olografica con codice alfanumerico per la tracciabilità del prodotto originale. Un'ottima idea dall'esito incerto dato che come si può vedere dal sito della Fondazione, ad oggi, non c'è ancora un Pinocchio in vendita... segno forse che il “Progetto Placting” non è stato accolto dalle aziende produttrici dei burattini o semplicemente il sito web della Fondazione patisce lo stesso male del Parco di Pinocchio: ovvero l'incuria?

sabato 4 ottobre 2014

Pinocchio all'Autogrill

Non esiste in Italia una stazione di servizio che non abbia, esposto in bella vista, il nostro amato Pinocchio. Non che sia un male, anzi. Diffondere un simbolo unico nel suo genere, ricco di significato e di valori, come appunto il burattino di Collodi, non può che inorgoglire il nostro spirito, sopratutto se acquistato da bambini di tutto il mondo. Il mio dubbio però è sempre lo stesso: possibile che la Fondazione Carlo Collodi non riesca a controllare e regolarizzare il commercio e la vendita, di un prodotto che non molti anni indietro aveva addirittura provato a registrare. L'esempio è sempre lo stesso e non mi si venga a dire che sono due cose differenti. Infatti, così come la Disney tutela e diffonde, solo tramite canali ben precisi i suoi prodotti, la stessa cosa dovrebbe fare anche la Fondazione. Se il primo tentativo, datato 1998, di depositare il marchio del burattino Pinocchio è andato a buon fine, mi spiegate perchè in ogni mercatino, bancarella, stazione di servizio e chi più ne ha più ne metta, imperversano migliaia di pinocchietti senza un marchio di qualità, senza una confezione senza una certificazione di un prodotto originale. Se invece il tentativo di legalizzare lo sfruttamento di immagine e commerciale di Pinocchio è fallito, si deve insistere, continuando a lottare per il nostro Pinocchio. Non capisco infatti perchè la Fondazione non provi a percorrere questa strada. Andate a comprare anche una semplice tazza di Topolino e scoprirete che nella confezione, cosa che i pinocchietti di legno non hanno, sono riportate tutte le info di tutela del marchio, la provenienza del prodotto e un sacco di altre cose che vi fanno subito capire che quello che avete tra le mani è un prodotto originale. Per farla breve sono felice di vedere in ogni angolo d'Italia un pinocchietto di legno ma mi rammarico della grande occasione persa dalla Fondazione per garantire e tutelare un simbolo, che se solo fosse stato un prodotto culturale Americano sarebbe stato decisamente più protetto creando intorno ad esso un vero e proprio indotto.

giovedì 2 ottobre 2014

Pinocchio animato 1943

La storia di Pinocchio corre veloce nello spazio, raggiungendo ogni angolo e soprattutto ogni bambino del pianeta, e nel tempo, lasciando dietro di se innumerevoli tesori e cimeli che hanno reso celebre il burattino nel mondo. Dalla prima edizione, diffusa nel 1881, ad oggi sono trascorsi molti anni e con essi anche molte versioni della fiaba del burattino di legno, alcune delle quali sono considerate a tutti gli effetti delle vere opere d'arte. Una di queste mi è capitata proprio ieri tra le mani. Si tratta di una prima edizione datata 1943, della casa editrice Franceschini di Firenze, con i disegni di Mussino a figure mobili. Un libro quindi di oltre 50 anni fa stampato in epoca fascista. Il libro intitolato “Pinocchio Animato”, se conservato in ottimo stato lo si può trovare alla modica cifra di 2,000.00 euro. Quello che ho avuto la fortuna di sfogliare, essendo stato sottoposto ad una buona opera di restauro, lo si poteva acquistare a soli 750 euro. Un prezzo impegnativo è vero ma a mio avviso un vero e proprio affare. Se siete interessati contattatemi. Pinocchio non è fatto per stare in vetrina ma per essere letto dai bambini.

lunedì 29 settembre 2014

Un brevetto per Pinocchio

Nello scorso post dal titolo "Abuso di Pinocchio" parlavo di quanto è diffusa la pratica di usare impropriamente per fini commerciali il burattino Pinocchio, facendolo comparire in modo selvaggio praticamente ovunque. In risposta al mio post ho ricevuto la risposta di Jacopo Benigni sul mio profilo Google+, nella quale Jacopo sosteneva l'impossibilità, da parte della Fondazione Collodi, nell'esigere i diritti di sfruttamento sull'opera letteraria di Carlo Collodi. In tutta onestà non ho mai parlato di diritti sull'opera di Lorenzini, conosciuto come Collodi, ma di diritti sulla figura del burattino Pinocchio. Cosa quindi ben differente rispetto a quanto detto da Jacopo. Ad ogni modo voglio sottoporvi l'articolo comparso su l'Unità del 1998, dove la Fondazione stessa stava appunto iniziando a tutelare l'uso e la diffusione, del burattino Pinocchio, proprio depositando il brevetto del povero Pinocchio.

Abuso di Pinocchio

Oggi sono arrabbiato! Sono arrabbiato di vedere il burattino più famoso del mondo sfruttato, questo è il termine giusto, per fini commerciali da ogni imprenditore della zona, che solo perchè ha una attività in Toscana, sente il bisogno di usare Pinocchio come amplificatore pubblicitario. Non è tollerabile, e mi chiedo cosa ne pensi la pomposa e autoglorificata Fondazione Collodi, dell' uso mediatico che viene fatto del simbolo per eccellenza di un territorio, di una cultura e di una tradizione che invece di essere gelosamente tutelata, viene svenduta senza controllo a chiunque. Volete un termine di confronto? Bene! Prendiamo come modello comparativo quello che accade nel mondo con Mickey Mouse, meglio conosciuto nel nostro paese come Topolino. Escludendo una piccolissima parte di prodotti fuori controllo e contraffatti, il marchio della WaltDisney è tra i più tutelati e protetti al mondo. Vuoi usare Mickey Mouse per i tuoi spot pubblicitari? Chiedi il consenso e paga! Vuoi mettere nella vetrina della tua attività Topolino? Chiedi il consenso e paga! Vuoi pubblicizzare un'iniziativa pubblica usando il marchio Walt Disney? Chiedi il consenso e paga! Non fraintendetemi, dico questo non perchè la Fondazione Collodi che promuove Pinocchio nel mondo deve lucrare sul proprio marchio (cosa non sbagliata per altro), ma vorrei che la Fondazione selezionasse i prodotti e le imprese che il povero Pinocchio andrà a sponsorizzare. Senza un'attenta valutazione a monte dell'uso commerciale del burattino di Collodi, si corre il rischio di vedere Pinocchio sopra ogni prodotto. Se vogliamo tutelare un patrimonio come quello di Pinocchio, la Fondazione ha il dovere di controllare il proliferare dell'uso selvaggio del suo bene più prezioso, evitando di girarsi dall'altra parte quando in ogni bottega di paese anche la più scalcinata salta sempre fuori un bel pinocchietto in vetrina, come quello gigante esposto in via di Città a Siena dal negozio Chocostore.

giovedì 24 luglio 2014

Quindici ragazzi da 10 Paesi diversi in visita a Collodi

Sabato scorso un gruppo di 15 ragazzi provenienti da vari Paesi (Stati Uniti, Messico, Israele, Finlandia, Ungheria, Brasile, Turchia, Svezia, Danimarca e Olanda) presenti da diversi giorni in Toscana, ha visitato a Collodi il Parco di Pinocchio e il Giardino di Villa Garzoni, anche grazie al contributo della Fondazione Nazionale "Carlo Collodi" che ha generosamente offerto gli ingressi per le visite. I ragazzi accompagnati a visitare il Parco di Pinocchio, dove hanno avuto l'opportunità di incontrare il sindaco di Pescia, che ha dato loro il benvenuto a nome della città e ha loro ricordato il significato di Pinocchio e della sua fiaba. La giornata a Collodi si è conclusa con un saluto ai giovani visitatori esortandoli a farsi portavoce dello spirito di pace e fratellanza di cui è impregnato il libro di Pinocchio, una copia del quale, in lingua inglese e offerta dalla Fondazione Nazionale "Carlo Collodi" è stata donata a ciascun ragazzo insieme a un Pinocchio in legno di piccole dimensioni.


Iniziativa lodevole quella di far visitare il Parco di Pinocchio a ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, al fine di diffondere e far conoscere il nostro “piccolo parco” non certo all'altezza della “Fiaba di Pinocchio” che vuole rappresentare, anche se mi domando quanto questa iniziativa possa far aumentare il flusso turistico al parco. Qualcuno si aspetta di vedere orde di turisti messicani o brasiliani a Collodi in visita al Parco di Pinocchio? Con questo non voglio denigrare la piccola “iniziativa fai date” e low cost di propaganda, ma sottolineare il fatto che la sola visita di 15 ragazzi non serve certo a risollevare le sorti del nostro “parchetto”. Nota polemica: la Fondazione Nazionale “Carlo Collodi”, poteva evitare di sottolineare sulla stampa che ha “generosamente offerto gli ingressi per le visite” ai 15 ragazzi... Se la Fondazione ha difficoltà ad investire in pochi ingressi promozionali al parco siamo davvero alla frutta.

mercoledì 16 luglio 2014

Pensare in piccolo non aiuta...

Come indica il titolo di questo post, ancora una volta la questione Parco di Pinocchio viene affrontata in termini strettamente provinciali, nel vero senso della parola. Di seguito potete trovare una interrogazione rivolta, dal gruppo FdI-Alleanza Nazionale, al neo Sindaco del Comune di Pescia Giurlani. Piccole proposte, poco strutturate, senza un indirizzo preciso e prive di orizzonti. Insomma questa non è la strada giusta per far crescere il Parco di Pinocchio!
  1. Se la sente di mettere su ogni cartello di località del Comune di Pescia la scritta sottostante “Benvenuti nella città di Pinocchio”?
  2. Se la sente di creare a Collodi una cittadella del bambino pedonalizzando il paese, dalla chiesa di San Bartolomeo fino alla statua gigante di Pinocchio?
  3. Se la sente di rendere gratuito il parcheggio a pagamento sito nelle vicinanze del Parco?
  4. Se la sente di creare una tavolo di confronto permanente tra il Comune, la Fondazione e i commercianti di Collodi per creare eventi e cogliere opportunità turistiche che mano a mano la realtà ci offre in un ottica sussidiaria, invece che continuare a gestire il turismo a Pescia in una logica centralista che ha portato solo incapacità nella gestione della nostra offerta turistica?
  5. Se la sente di farsi promotore presso i comuni a più alta densità turistica della Toscana (leggasi Firenze, Pisa, Lucca, Viareggio o Siena) di pacchetti turistici che comprendono anche la visita a Collodi?
  6. Se la sente di promuovere una card come avviene nelle Grandi Città, (Leggasi Roma e Firenze) con la quale i turisti possano accedere con sconti al Parco di Pinocchio, allo storico Giardino Garzoni, alle attrazioni della città di Pescia, pernottare presso gli agriturismi della montagna e avere degli sconti sui mezzi di trasporto?
  7. Se la sente di rilanciare l'accordo di programma per la realizzazione del Nuovo Parco di Pinocchio impegnandosi ufficialmente con una roadmap da stilare su Excel ( tanto caro al Suo Presidente del Consiglio) dove indicare gli step di realizzazione?
  8. Se la sente di assumersi la delega di rappresentare il Comune nel Consiglio Generale della Fondazione mettendo a tacere una volta per tutte le voci circolanti nel Suo Partito, che vogliono la fagocitazione delle diverse competenze della Fondazione nel Comune, nella Provincia e nella Regione, decretandone in questo modo la fine?
  9. Se la sente di partecipare con uno stand al prossimo Expo Mondiale di Milano dove rappresentare le bellezze della nostra città (Magari usando il nome la Città di Pinocchio)? Gli elevati costi per l’affitto degli spazi potrebbero essere ridotti se si decidesse di esporre non per tutta la durata dell’evento.
  10. Se la sente di aiutare la Fondazione nello sviluppo internazionale, maturato già in questi ultimi anni in completa solitudine, con presenze in Cina e negli Stati Uniti?

martedì 15 luglio 2014

Vinicio Berti espone al Parco di Pinocchio

Era il 7 luglio 1881, sul primo numero del Giornale dei bambini, appare, con la comparsa dei primi due capitoli, uno dei testi più famosi al mondo: Pinocchio. Il Giornale dei bambini, nato come settimanale nell'ambito del Fanfulla della domenica, è una creatura di Ferdinando Martini, che fonda un giornale a grande tiratura destinato all'infanzia. E proprio uno dei collaboratori scelti da Martini per questa nuova avventura editoriale è Carlo Lorenzini, Collodi, che scrive il suo capolavoro in forma di racconto a puntate. Il più amato burattino, con le sue avventure e peripezie, diventa il filo rosso che lega Ferdinando Martini e Carlo Collodi, Vinicio Berti e Venturino Venturi. Un Pinocchio scoppiettante tra pittura e fumetto – e talvolta inedito - è in mostra al Parco di Pinocchio dal 13 luglio al 31 agosto. E’ quello di Vinicio Berti, artista contemporaneo fiorentino (1921-1991), tra i fondatori dell’astrattismo in Italia, è stato anche un grande illustratore e fumettista.

Pinocchio è stato un personaggio mitico per Berti: forse perché toscano, sicuramente perché, come spiega nel suo Commento alla cartella di litografie “Pinocchio nel Centenario (1881-83 1981-83): 30 scene eseguite e commentate da Vinicio Berti”, il burattino rappresentava per lui uno spirito popolare sottoposto a vessazioni e inganni, ma invincibile. Il materiale esposto nel Museo di Pinocchio: litografie e scritti (questi ultimi, originali) dalla cartella realizzata in tiratura limitata nel Centenario di Pinocchio, alcuni dipinti su carta inediti, il bozzetto per una scenografia della Mostra del Libro per Ragazzi organizzata dal Centro Didattico Nazionale a Firenze nel 1949, un gigantesco telone esposto al Cantiere Sperimentale dell’Immagine nel 1981 - viene da una donazione che la vedova di Vinicio Berti, Liberia Pini, ha fatto alla Fondazione Collodi: opere che l’artista aveva conservato per sé, nel suo studio.

giovedì 10 luglio 2014

L'articolo di Panorama del 2009

Chiuso in un cilindro di plastica, un Pinocchio meccanico pedala senza sosta ruotando la testa a destra e a sinistra, forse in cerca d’aiuto. Le ruote della bicicletta cigolano; dal manubrio pendonoragnatele; il largo colletto dell’abito del burattino, un tempo bianco, è grigio; il nastro è giallo sporco. Sul grembiule a fiori, sui calzoni, sulle scarpe si accumula la polvere. “
Non è l'introduzione di un trhiler di Stephen King e tanto meno la sceneggiatura iniziale di un film dell'orrore. Quelle che avete lette sono le parole con cui la Rivista Panorma, il 13 Novembre 2009, apriva il pezzo intitolato “ La favola triste dell'abbandonatissimoPinocchio”. L'articolo prosegue riportando segni di trascuratezza del parco: una cornice di scritte: la più antica, firmata "Nino e Mara", è datata 11 ottobre ’92, la più recente risale al 2004.” O ancora: “alzando gli occhi, ecco pararsi davanti agli occhi una parete verdastra di muffa é [...] Spettacolo che non ha impressionato la turista Kimberley. Il 23 giugno del 2007 ha annotato con entusiasmo su un dente del Pescecane: "Magnifico!" e ha lasciato la sua firma.”
Tutto questo e molto altro si scriveva sulle pagine di Panorma nel 2009 e la speranza che le cose, da allora, siano cambiate si riduce sempre di più. 

venerdì 27 giugno 2014

Pinocchio versus Tripadvisor

Il Parco di Pinocchio non poteva che nascere a Collodi, dove l’antico villaggio è rimasto come un secolo fa, una cascata di case che termina a ridosso della Villa Garzoni e del suo scenografico Giardino; dove nacque la madre di Carlo Lorenzini e lo scrittore trascorse la fanciullezza presso i nonni Orzali. Quando si parla del Parco di Pinocchio a Collodi, dimenticatevi i vari Gardaland e Mirabilandia, qui siamo nel mondo dell’arte e delle fiabe. Piuttosto potrebbe essere paragonato a Parco dei Mostri di Bomarzo, visto che è stato inaugurato grazie a una creazione collettiva di artisti: perfettamente integrato tra i capitoli del libro di Pinocchio e l’ambiente circostante, scoprendo a poco a poco edifici, sculture e mosaici, addentrandovi tra sentieri tortuosi che, di colpo, rivelano un’attrazione. Purtroppo il parco non è solo questo e lo testimoniano i molti commenti su TripAdvisor e i molteplici articoli comparsi sulla stampa. Come quello comparso sul quotidiano Il Tirreno il 12 luglio2013, di cui riportiamo un piccolo estratto:

COLLODI. Nel parco di Pinocchio i bambini sono attratti dalla casa della Fata Turchina dalla Grotta dei pirati o dal gioco dell'oca a dimensione naturale, oltre che dalle tante riproduzioni del famoso burattino parlante. I loro genitori, invece, notano i tanti problemi del parco: dal degrado di tante attrazioni, ai prezzi troppo alti, all'orario di chiusura poco flessibile. E scrivono sui portali di viaggio, come Tripadivisor che «è meglio non andare a Collodi, perché il parco di Pinocchio è tenuto male ed è caro per quello che offre». I numeri sono impietosi: 40mila presenze l’anno perse dal crollo delle Torri gemelle a oggi, anche se i visitatori restano sempre 110mila l’anno «e ai primi di luglio - osserva la Fondazione Collodi che gestisce la struttura - il calo rispetto al 2012 è appena del 2,48%». Un dato aiutato dal mito di Pinocchio che resta il libro risulta fra i tre più letti al mondo, dopo la Bibbia e il Corano, favorendo ancora incassi da 800mila euro allo stesso parco. Altrimenti non si spiegherebbe la corsa della Disney a registrare il nome “Pinocchio” e del tentativo di opposizione messo in piedi, in tutta fretta, dalla Fondazione Collodi. Infatti, è proprio il marchio Pinocchio che ancora garantisce visitatori e incassi: 800mila euro l’anno. Ma il livello di soddisfazione dei turisti è un’altra faccenda, malgrado il parco sia una sorta di museo a cielo aperto: «Nove turisti su 10 che escono sono scontenti. Intanto per i prezzi alti (12 euro adulti, 9 i bambini, ndr) - dicono dalla rivendita di dolciumi della famiglia di Rebecca Ferrali nel parcheggio a fianco al parco - oltre a pagare il biglietto, le famiglie devono pagare anche le giostre dentro il parco. Inoltre, scarseggia l’animazione: c’è un solo spettacolo al giorno e di solito al mattino».


Che dire quindi del Parco di Pinocchio? La natura e l'idea con cui è stato creato, cozza irrimediabilmente con le aspettative di molti turisti che credono di trovare altri tipi di attrazioni dimenticando e trascurando il valore artistico e architettonico della struttura. Occorre andare incontro alle aspettative dei visitatori creando un nuovo parco che riesca a dare impulso anche all'attuale parco monumentale.

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giovedì 26 giugno 2014

Il Parco di Pinocchio

Il Parco di Pinocchio si trova nella frazione di Collodi presso il Comune di Pescia, in provincia di Pistoia. Oltre a tutto questo Collodi è anche il paese dove Carlo Lorenzini, l'autore delle Avventure di Pinocchio, trascorse la fanciullezza e da cui in seguito trasse lo pseudonimo che lo rese celebre in tutto il mondo. Tutto ebbe inizio nel 1953, quando su iniziativa del prof. Rolando Anzilotti, allora sindaco di Pescia, venne indetto un concorso nazionale, che prevedeva l'abbinamento di architetti e scultori, per la realizzazione di un monumento a Pinocchio, nel settantesimo anniversario della pubblicazione della prima puntata della fiaba di Pinocchio. Furono presentati 165 progetti ed esaminati da una commissione che scelse come vincitori ex equo il gruppo statuario Pinocchio e la Fatina di Emilio Greco e la piazzetta dei mosaici, progettata dallo scultore Venturino Venturi con gli Architetti Renato Baldi e Lionello De Luigi. Ben tre anni dopo, nel 1956, utilizzando contributi pubblici e i proventi di una sottoscrizione nazionale fra gli alunni delle scuole inferiori, fu realizzato un parco commemorativo tradizionale costituito da un boschetto di lecci intorno ad una piazza lastricata e delimitata da muretti decorati a mosaico, con scene dalla storia di Pinocchio. Con il passare degli anni il parco si è arricchito di nuove realizzazioni: nel 1963 fu inaugurata l'Osteria del Gambero Rosso ed anche un museo-biblioteca, ove raccogliere le varie edizioni di Pinocchio (mai realizzato secondo i piani originari) del quale si conservano però alcuni disegni schematici. Successivamente fu realizzato l'ampliamento del parco su un'area contigua (il Paese dei Balocchi), con un percorso scandito da sculture e piccole costruzioni simboliche (come la Balena), dove vennero installate ventuno sculture in bronzo di Pietro Consagra, che rappresentano i personaggi, le situazioni e gli ambienti della fiaba. Pietro Porcinai progettò fitte siepi di sempreverdi e piante perenni e annuali i cui colori rimandassero simbolicamente all'episodio rappresentato. Questa seconda fase del parco viene attuata lentamente per carenza di finanziamenti e inaugurata solo nel 1972. Infine nel 1986 fu aggiunto il Laboratorio delle Parole e delle Figure, da uno schizzo dell'architetto Giovanni Michelucci.

Un nuovo parco per Pinocchio

Eccoci qua, sul web, con un blog ma anche su tutti i social on line, con l'obiettivo di far sentire il nostro, seppur piccolo, punto di vista su un tema caldo e molto sentito sia dai cittadini della piccola frazione di Collodi, sia dagli amanti sparsi per tutto il mondo della Favola di Pinocchio: ovvero quella di riuscire a dare a Pinocchio un vero parco tematico. Vorremo far conoscere le condizioni in cui versa l'attuale parco, le difficoltà che sta attraversando, le scarse misure di promozione, i limiti degli Enti che gestiscono il parco e tutto ciò che in questi decenni ha ridotto fortemente le aspettative e le prospettive di un parco rimasto fermo al giorno della sua inaugurazione. Abbiamo un forte potenziale sul nostro territorio che porta il nome di Pinocchio che purtroppo è rimasto fortemente inespresso in tutti questi anni. I motivi? Molteplici! Limiti amministrativi, territoriali, politici, promozionali, scarsa propensione al cambiamento e chi più ne ha più ne metta. Molto si poteva fare per evitare di ritrovarsi nel 2014 con un Parco anacronistico sotto ogni punto di vista. Questo parco, l'attuale per intenderci, fece discutere già ai tempi della sua apertura, quando la concorrenza non era certa quella odierna in tema di attrazioni, figuriamoci oggi, in un mondo in continuo cambiamento e il Parco di Pinocchio immobile da anni. Invertiamo questa rotta dicendo come la pensiamo.